locandina




Trascrizione del testo


Le piccole cappelle, disseminate un po' dovunque nelle campagne e colline del Monregalese, ci trasportano con le loro penombre variopinte nel mondo ingenuo e spontaneo, esuberante di fede, che circonda in fiabesca visione l'animo dell'umile frescante. Esse presentano quasi tutte un'architettura molto semplice, consistente in una specie di portico aperto nella parte anteriore, dal quale per un arco a sesto acuto, ma più spesso romanico, si entra in un locale quadrangolare, dal pavimento quasi sempre sopraelevato di uno o due gradini. Sulla parete di fondo rispetto all'entrata trovasi l'altare, sotto la crociera della volta, normalmente ogivale, ma anche a botte, dove nel centro campeggia la figura del Cristo Pantocratore seduto sull'arcobaleno entro la mandorla iridescente.

Costruite anticamente per riparo dai temporali e per deposito degli attrezzi e solo in seguito abbellite e ampliate, furono adibite ad uso religioso, e servirono da ricovero ai pellegrini, che lasciarono tracce della loro devota pietà grafite sulle pareti. Sui muri interni ed anche esterni di queste cappelle, i frescanti del 1400 tradussero in colore la fervida e devota preghiera degli umili e dei potenti: invocazione di aiuto nei flagelli della peste e della guerra, ringraziamento e voto di religioso omaggio nel tempo di pace.

Arte popolare, rude a volte e spoglia di orpelli, ma densa di spirito religioso e mistico rapimento. Arte alpestre che si caratterizza per un gusto pronunciato per i lunghi sviluppi pittorici e le storie ad episodi multipli.

Queste pitture in fresco, dai muri corrosi e guasti dall'umidità, pur nei loro colori sbiaditi brillano di una luce interiore che parla al nostro cuore e ci riporta vicini alla gente che in quel tempo le ammirava con devota commozione.

I soggetti rappresentati più che per diletto, servivano per istruire, ammaestrare e confortare il popolo.

Tutto doveva perlare al cuore e alla mente di chi guardava e perciò, ove la pittura non arrivava, si supplì con simboli facili ed evidenti, e se ciò ancora non era sufficiente, si ricorse alla parola tolta dalla Bibbia e scritta dove sembrava più opportuno. Vera e propria "Sacra Rappresentazione" che congiunge nei dialoghi le figure del Padre, del Cristo, della Vergine e dei Santi.

A questi concerti che rientrano nei canoni stilistici di tutta l'Arte delle Alpi Marittime del secolo XV s'ispira l'arte gotica, o tardo gotica che ritroviamo nel ciclo delle pitture murali di questa Chiesa.

Gli affreschi ricoprono una superficie di mq. 326. Le pitture riportano la data: 24 giugno 1472. La Chiesa ora è disposta in maniera differente dalla piccola Cappella primitiva, che aveva l'entrata verso la strada che costeggia il fiume Tanaro. Gli affreschi della parete esterna, con la grande immagine di San Cristoforo, indicano certamente l'entrata dell'antica Cappella costruita sul bordo della strada frequentata dai pellegrini e da viaggiatori. La cappella primitiva corrisponde all'attuale presbiterio, mentre la navata si sviluppa perpendicolarmente. Le tracce di affreschi che affiorano a destra, sotto gli affreschi del sec. XV, indicano la loro antichità (1300).






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