22 febbraio 2014
Il Cardinale Giuseppe Siri dalle calunnie alla verità |
Il Cardinale Giuseppe Siri |
Il tema della conferenza, "Il Cardinale Giuseppe Siri, dalle calunnie alla verità", ha suscitato vivo interesse non solo fra gli iscritti a Pegliflora, ma anche tra simpatizzanti, che hanno partecipato numerosi all'iniziativa e hanno apprezzato l'esposizione del relatore, il Socio Stefano Ceniti.
Il Cardinal Siri, per 41 anni Vescovo di Genova, è ancora ben presente nel cuore e nella mente di coloro che l'hanno apprezzato come Pastore.
Il relatore ha tratteggiato la sua vita, dagli anni dell'infanzia, a quelli del seminario e dell'ordinazione sacerdotale, per proseguire poi attraverso l'età matura, quello della cura della città e dei genovesi tutti.
La conversazione è proseguita attraverso il periodo della presidenza della Conferenza Episcopale Italiana, dell'impegno verso la sua città in occasione delle crisi che l'hanno afflitta, del coinvolgimento di tutte le parti sociali, dal Sindacato a Confindustria, per trovare soluzioni ai problemi del suo gregge.
La trattazione ha approfondito gli aspetti relativi alla genuina fedeltà alla Dottrina della Chiesa, al valore attribuito alla Liturgia, alla ricostruzione delle chiese danneggiate nel corso della guerra, all'intuizione che diede origine alla C.E.I. Conferenza Episcopale Italiana, di cui fu il primo Presidente, alla pastorale verso tutto il suo popolo, dai giovani agli universitari, dagli imprenditori agli operai, per i quali istituì i Cappellani del Lavoro.
Non sono mancati cenni ai conclavi nei quali fu ritenuto papabile.
Tuttavia, gli anni della guerra sono stati quelli che hanno suscitato maggior attenzione; il periodo in cui, stretto collaboratore del Cardinal Boetto, prima di esserne nominato Vescovo ausiliario, attuò concretamente quanto il Vescovo di Genova, nominato per questo "Defensor Civitati", aveva ideato per aiutare quanti avevano bisogno di aiuto.
Siri dimostrò di essere un valente organizzatore sia in occasione dei trasporti di derrate alimentari da oltre Appennino a Genova, per essere distribuiti ai più bisognosi tramite l'Auxilium (già Opera delle minestre), sia nella intensa attività volta a proteggere gli Ebrei perseguitati. Assieme al Cardinal Boetto e a fidati collaboratori, provvide a nascondere numerose famiglie nelle chiese, negli Oratori, nelle sedi della Curia e a predisporre e distribuire loro nuovi documenti di identità. Lui stesso divenne per questo ricercato da parte dei nazifascisti e costretto a fuggire dapprima a Carpi, in Valbrevenna, quindi, avvertito che era stato localizzato dai Tedeschi, al Santuario di Nostra Signora della Guardia.
Di particolare rilevanza appare anche l'impegno profuso dal Cardinal Boetto e da Siri in occasione della scongiurata distruzione del porto di Genova e della resa delle truppe tedesche, avvenuta la mattina del 25 aprile, presso Villa Migone, a San Fruttuoso, residenza dell'Arcivescovo.
In tale occasione il Generale Günter Meinhold, Comandante dell'Area di Genova, chiese di arrendersi nelle mani del Cardinale Boetto. L'incontro si concluse con la firma della resa delle Forze Armate tedesche al Corpo Volontari della Libertà, rappresentato da Remo Scappini, presidente del CNL della Liguria.
Il Generale Meinhold, fu accusato per questo di tradimento e condannato a morte da alcuni ufficiali nazisti.
Aveva preannunciato la sua partecipazione la Signora Marta Saccomanno, appartenente in quegli anni all'Apostolato Liturgico, che personalmente collaborò con il Presule nell'assistenza agli Ebrei e ai diseredati.
Peccato che, per sopraggiunti impegni, non abbia potuto essere con noi, perché la sua testimonianza diretta avrebbe offerto un significativo valore aggiunto alla importante trattazione.
Ci resta oggi il testamento spirituale del Cardinale Giuseppe Siri, che sintetizza il suo impegno pastorale.
Cari fratelli,
vi lascio per entrare nella vita eterna.
Vi attendo tutti, poiché ho la umile speranza che il Signore mi accolga con sè. Abbiate pietà di me, perché con le vostre preghiere spero sia abbreviato il mio Purgatorio. Sono felice di aver servito Iddio, di aver avuto in mente per tutta la vita la Sua Santa Chiesa soltanto, sia pure con tanti difetti. Sono felice di aver esercitato soltanto il Sacerdozio e quello che anche casualmente ne diventa dovere.
Sono felice di aver sofferto e di avere sempre difesa la Chiesa e il Sommo Pontefice.
Ringrazio Dio di avermi dati i miei esemplari Genitori, il Parroco che mi ha insegnato raccontando lo spirito ecclesiastico, i Superiori tutti.
Sono felice di aver amato la Santissima Vergine come Madre e di aver avuta devozione per tutti i Santi, cominciando dal mio meraviglioso Patrono San Giuseppe. Essi sono i migliori compagni della vita.
Sono felice di aver lottato sempre per difendere la Dottrina Cattolica e di avere servito.
Chiedo perdono e perdono.
Ora vedo e dico a voi: niente vale più dell'amare il Signore e i fratelli per amor Suo, dimenticare sè e servire in Dio tutti gli altri. Il tempo è breve, usatelo bene e insegnate ai piccoli e ai giovani di usarlo bene.
L'ultima benedizione per coloro dei quali sono stato Vescovo.