La perdita totale o parziale di giardini e di parchi storici di ville, palazzi, castelli, complessi conventuali e di "spazi verdi"
minori, ma non per questo meno importanti e significativi come gli oliveti–giardino di numerose ville nei dintorni di Firenze, i
giardini utilitaristici terrazzati lungo la costa ligure o numerosissimi giardini e spazi agricoli che hanno caratterizzato la campagna
veneta, è stata, in Italia, negli ultimi cento anni, particolarmente rilevante.
Le cause della distruzione e del degrado.
Le cause per cui la maggior parte dei giardini e dei parchi storici sono decaduti, sono stati ridotti nella loro estensione originaria e si
sono degradati, spesso irreversibilmente, sono varie e numerose; ma tra le principali é opportuno ricordare:
-
la politica urbanistica del dopoguerra che nella ricostruzione del Paese, nella costruzione di nuove opere pubbliche ha causato gravi
ferite al paesaggio e inglobato nelle città in rapida crescita, molti giardini situati in aree collinari e costiere, alla periferia
urbana, lottizzando e destinando ad edificazione ampie porzioni dei loro spazi verdi;
-
i giardini storici non sono stati considerati come "monumenti", spazi di valore storico e culturale, ma utilizzati
impropriamente come "aree verdi" da destinare alla ricreazione e allo sport, ad un uso pubblico incontrollato e
indiscriminato;
-
il personale preposto al controllo e alla gestione del patrimonio storico dei giardini era probabilmente privo di quelle competenze
specifiche (del botanico, dell'architetto del paesaggio, dell'agronomo) indispensabili per assicurare ai giardini storici le
necessarie cure e una corretta gestione;
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gli elevati costi di manutenzione, l'empirismo e la disinvoltura restaurativa;
-
l'inadeguatezza delle leggi di tutela.
Dopo un periodo di abbandono, degrado, frequenti e gravi distruzioni, dopo sporadiche azioni per la diffusione di una migliore
conoscenza di queste eredità storiche (quale ad esempio la grande Mostra del Giardino Italiano tenutasi a Firenze nel 1931),
sembra essere subentrata, in Italia, una maturazione culturale nei confronti dei giardini storici e una volontà di collegare,
sul piano teorico, la tutela dei giardini con quella più generale degli altri "beni culturali": di valorizzare e conservare
cioè tutte le testimonianze del passato, anche quelle più a lungo sottovalutate e trascurate.
Anche se un dibattito sistematico sul tema della "tutela e valorizzazione dei giardini storici" si è sviluppato
intorno alla metà degli anni settanta, si può dire che l'interesse per i giardini e i parchi storici abbia iniziato a
farsi strada solo in questi ultimi quindici anni con il graduale affermarsi della consapevolezza che i parchi e i giardini sono parte
integrante del patrimonio (storico–culturale e paesistico–ambientale) del nostro paese.
E stato infatti riconosciuto, in numerose circostanze, il valore culturale e artistico dei giardini e dei parchi storici; la loro importanza
come documento e significativa testimonianza del rapporto uomo–natura nel tempo; in posizione intermedia tra artificio e
natura, tra ordine geometrico e libertà paesistica, esprimono la cultura e i gusti dell'epoca che li ha generati, i rapporti
con i luoghi che li hanno ospitati e i legami con le conoscenze tecniche, botaniche e agronomiche del tempo che hanno reso
possibile la loro realizzazione.
È stata, di conseguenza, più volte ribadita – in convegni nazionali e internazionali, nella letteratura
specialistica, nella stampa – la necessità di promuovere azioni di tutela, di conservazione e di corretta gestione, per la
sopravvivenza nel tempo di questi beni, caratterizzati più di altri da una particolare deperibilità causata dalla continua
evoluzione e dall'invecchiamento della materia vegetale.
I punti chiave del problema della perdita e del degrado che ha interessato persino tanti dei nostri più prestigiosi giardini storici
sono da ascriversi alla scarsa e/o inadeguata
conoscenza di questo interessante patrimonio;
nella inadeguatezza della
tutela esistente per una salvaguardia efficiente di ville e giardini;
nell'assenza di
norme per la loro manutenzione e restauro; nella
scarsa preparazione culturale e artistica di coloro che devono intervenire nel restauro, nella
cura e gestione di antichi giardini e parchi: sistemazioni "naturali", attuate con particolari attenzioni architettoniche e
paesistiche per realizzare un armonico collegamento e una gradualità di passaggio tra gli ambienti conclusi
dell'architettura (villa, residenza extraurbana, castello) e il vasto ambiente naturale esterno ad essi; creazioni artistiche di tipo
assolutamente particolare per la variabilità stagionale del loro aspetto, per la mutevolezza nel tempo degli elementi vegetali
che li costituiscono, per la molteplicità di elementi – sculturei, architettonici, idrici – che concorrono alla loro
realizzazione.
Il problema della conoscenza. La necessità
della
conoscenza quale base per la tutela, è stata sottolineata in numerosi
Convegni promossi da Enti e Associazioni a partire già dal 1959, ed è stata riconosciuta come il primo indispensabile
passo da compiere verso la tutela e la conservazione attiva.
L'operazione del conoscere è stata avviata, in questi ultimi anni, attraverso operazioni di
schedatura, di varia completezza e complessità. Scopo della schedatura è stato, innanzitutto, quello di
giungere ad una
conoscenza qualitativa e quantitativa completa ed esauriente del vastissimo
patrimonio di parchi e giardini – più noti e meno noti – presente nelle varie Regioni, Provincie e città
italiane, nel nord–Italia, nel Sud e nelle Isole.
A queste operazioni di inventariazione, realizzate attraverso "schede tipo" – predisposte dal Ministero per i Beni
Culturali e Ambientali – e ormai in avanzata fase di completamento, hanno collaborato, insieme alle Soprintendenze ai Beni
Architettonici e Ambientali e ad alcuni Enti Pubblici locali, numerose Facoltà di Architettura di Università italiane che
hanno avviato, congiuntamente e insieme a colleghi delle Facoltà di Agraria e degli Istituti di Botanica, una ricerca estesa su
gran parte del territorio nazionale. Nei casi più interessanti, è stato realizzato anche il rilievo del giardino, il
censimento della vegetazione esistente e una approfondita ricerca storica e archivistica.
L'inventario, realizzato per le varie Regioni italiane, ha fatto alla nostra conoscenza non solo la localizzazione, la proprietà,
i principali caratteri e lo stato di conservazione di numerosi parchi del '500 e del '600, di residenze ancora private, ma
anche una grande quantità di parchi paesistici di fine Settecento e di primo Ottocento di grande interesse e noti solo in sede
locale.
Le varie ricerche "locali" hanno dato origine, in questi ultimi anni ad una notevole produzione di libri sui giardini e sui
parchi storici, fondamentalmente di due tipi: edizioni di pregio, ampiamente illustrate, per diffondere, tra un vasto pubblico, la
conoscenza di episodi regionali o nazionali di giardino, soprattutto attraverso le immagini e la storia del giardino; edizioni di rilevante
qualità scientifica sul fenomeno artistico, paesistico, sul ruolo culturale e sociale del giardino e del parco nei differenti
ambiti regionali e nei diversi periodi storici. Le pubblicazioni scientifiche hanno approfondito oltre il linguaggio espressivo ed estetico
anche il significato culturale e filosofico del giardino, le connessioni con le principali correnti artistiche; altre hanno sottolineato
l'importanza scientifica di alcuni complessi dal punto di vista botanico e agronomico o di centro di acclimatazione, il diverso
ruolo della vegetazione nel parco, hanno approfondito le introduzioni di nuove piante, la loro località provenienza e la loro
maggiore o minore diffusione in altri giardini ed orti botanici.
Promotore di numerose importanti iniziative in favore della conoscenza e della tutela dei giardini e dei parchi storici è stato il
Comitato Nazionale per la cura e la conservazione dei Giardini Storici, istituito a Roma nel
1983, presso il
Ministero per i Beni Culturali e Ambientali: Comitato che ha tra i suoi
membri i massimi esperti italiani sulla materia dei giardini e dei parchi storici.
Vanno ricordati, inoltre, gli importanti Convegni Internazionali degli ultimi anni promossi congiuntamente dal Ministero per i Beni
Culturali e Ambientali e dalle Soprintendenze con l'importante contributo scientifico del Comitato Nazionale: Convegni tematici
svolti generalmente in prestigiose dimore storiche con importanti giardini e parchi e con problemi di restauro da risolvere o con
progetti di riqualificazione e manutenzione in corso.
Ricordo i principali: "Parchi e Giardini Storici, Conoscenza, tutela e valorizzazione" a Padula (Maratea), nel 1991;
"Parchi e Giardini Storici, conoscenza, tutela e valorizzazione", a Monza, nel 1992; "Paesaggi e Giardini del
Mediterraneo", a Pompei, nel 1993; "I giardini del Principe", a Racconigi, nel 1994.
Nel 1992 è stato pubblicato a cura dell'
Ufficio Studi del Ministero per i beni Culturali e
ambientali un
"Atlante" che raccoglie, ordinatamente, regione per
regione, l#39;elenco di circa 4.000 giardini che sono stati vincolati, per il loro carattere storico–artistico, rispondenti
cioè ai requisiti richiesti dalla legge 1089 del 1939. In base al vincolo questi parchi e giardini non possono essere distrutti,
modificati o restaurati senza una preventiva autorizzazione statale e neppure adibiti ad usi incompatibili; il proprietario ha inoltre
l'obbligo di renderli accessibili al pubblico. Nel caso dei giardini e dei parchi il vincolo prevede una tutela attiva per il carattere
particolare del "bene naturale".
Il vincolo inoltre può prevedere particolari sgravi fiscali al proprietario di giardini e parchi riconosciuti di pubblico interesse e
aperti al pubblico; può prevedere inoltre l'erogazione di contributi da parte dello Stato per la realizzazione delle
necessarie opere di restauro.
Questo Atlante nato d'intesa con l'azione del Comitato Nazionale costituisce un prezioso documento conoscitivo per
quanti si interessano di giardini storici, ma è soprattutto il segno di una chiara inversione di tendenza nei confronti di questi
importanti complessi considerati fino a pochi decenni fa appendici dell'edificio – villa, castello, palazzo di città
– anziché naturale completamento all'aperto dell'architettura.
Il problema del restauro. Il dibattito sul tema del
restauro si è fatto particolarmente vivace a partire dalla redazione della
Carta del restauro
dei giardini storici da parte dell'ICOMOS/IFLA nel Convegno di Firenze del 1981. È stato un dibattito che ha
fatto emergere due linee di tendenza principali, che con grande semplificazione, si possono definire: una più
"permissiva" in quanto ammette in alcuni casi "operazioni di ripristino", l'altra più rigorosa in
quanto orientata verso la conservazione – o comunque verso una attenta considerazione – delle varie e successive
integrazioni e sovrapposizioni avvenute, nel corso del tempo, nel complesso paesistico.
Un'ampio dibattito, tra storici, architetti, botanici, architetti del paesaggio e teorici del restauro, sul problema
dell',autenticità dell'opera d',arte, ha portato alla stesura, nel nostro Paese, di un'
altra carta con una differente impostazione teorica sul tema della conservazione, manutenzione, restauro scientifico,
"ripristino". I numerosi, interessanti contributi sono stati raccolti in un volume, redatto a cura dell'Ufficio Studi del
Ministero per i Beni Culturali e Ambientali e del Comitato Nazionale, che riporta le riflessioni
di differenti professionalità impegnate nella tutela e nella gestione di questo grande patrimonio artistico, ed apre soprattutto
una ampia discussione sugli orientamenti teorici, sugli indirizzi metodologici e sugli aspetti tecnici della conservazione del giardino
storico, registrando posizioni a volte profondamente diverse se non antitetiche tra loro.
Le differenti posizioni nascono dal carattere che potremmo definire "indipendente" della tematica del
restauro del giardino rispetto a quella del
restauro di altre opere artistiche, principi
contenuti nella famosa Carta di Venezia: le differenze sostanziali, evidenziate da numerosi studiosi riguardano il degrado di un
manufatto lapideo rispetto a quello di un manufatto vegetale.
La stessa parola
degrado, idonea a descrivere, ad esempio, il decadimento dell',opera
architettonica o scultorea, sembra, secondo alcuni studiosi non essere idonea a descrivere il processo che si verifica nel parco o
nel giardino quando non sono più, sottoposti alle necessarie cure: e cioè, quando cessa l',azione dell'uomo
che ha imposto allo spazio verde un certo ordine, caratterizzandolo secondo precise regole stilistiche e compositive.
Piante e alberi presenti, non più, condizionati dalla cura del giardiniere, crescono in statura, tronco e chioma secondo le
caratteristiche della specie di appartenenza: degradano nei confronti del loro assetto originario assumendo nuovi assetti e varie
forme di inselvatichimento. Un'altra forma di degrado è, l'invecchiamento che con l'incremento volumetrico
delle chiome provoca nel tempo l'alterazione delle prospettive dei giardini e l'alterazione degli originari rapporti visivi e
spaziali.
Il termine
restauro coinvolge nel caso dei giardini e dei parchi, operazioni diverse: quali, ad
esempio, interventi sulla vegetazione motivati dalla necessità di restituire unità, compositiva al complesso; operazioni
di valorizzare gli elementi del primitivo impianto eliminando le successive aggiunte e sovrapposizioni prive di significato;
necessità di rinnovo delle piantagioni invecchiate o malate, delle "alberate" che hanno carattere strutturante la
composizione. Nelle operazioni di
restauro e di
conservazione si sovrappongono, per il giardino,
molteplici competenze: quella dello
storico, del restauratore, del botanico, del tecnico, dell'architetto del paesaggio. Il patrimonio vegetale, la parte più
soggetta a variazioni e a mutazioni naturali nel tempo, crea certamente le difficoltà maggiori nel riconoscere le trasformazioni
subite nel tempo, tra le forme del primitivo impianto quelle assunte nel corso dei secoli e quelle attuali.
È quindi necessario, per intervenire correttamente nel giardino, poter valutare i mutamenti subiti dagli alberi e dagli impianti
vegetali nel giardino: spazi, forme, immagini che l'elemento vegetale ha determinato e creato possono essere conosciuti
attraverso ricerche d'archivio, foto storiche, fonti iconografiche, scavi. Ma è anche di grande importanza analizzare i
rapporti con l'intorno, spesso gravemente alterati dalla crescita urbana, dall'introduzione nel paesaggio di nuove
costruzioni e infrastrutture e quindi di nuove aperture panoramiche e nuove visuali rispetto a quelle che avevano caratterizzato la
localizzazione dell',opera all'origine.
Considerazioni conclusive. Queste brevi note offrono
un quadro, certamente non esaustivo, del problema; mostrano le linee di tendenza italiane nel settore della conoscenza, della tutela
e del restauro. Occorre però sottolineare, a conclusione di questo intervento, che ogni giardino storico è
un'architettura del paesaggio estremamente delicata, che può essere conservato non solo attraverso una manutenzione
corretta, ed assidua, opere di sostituzione tempestive, ma anche mediante modalità, di utilizzo appropriata in rapporto ai
valori che racchiudono, affinchè, il loro messaggio estetico possa essere tramandato nel tempo.
Un altro aspetto di rilevante importanza è, quello che attiene all'
uso e alla gestione del
giardino storico, al rapporto che questi beni possono instaurare con la nostra società, con la nostra cultura e con le
attuali esigenze.
Devono essere quindi assolutamente escluse dai giardini storici gli utilizzi di massa (il giardino ammette una frequentazione ridotta
o comunque calibrata al suo assetto e alla sua fragilità); devono essere vietati gli inserimenti di attrezzature di vario genere
per il gioco e lo sport che entrano in contrasto con la loro tessitura che caratterizza il complesso e ne compromettono
l'unità architettonica e ambientale.
Devono essere fatti conoscere e valorizzati attraverso informazioni appropriate, attraverso attività che ne mettano in
evidenza i pregi e i caratteri, le prospettive e la bellezza, i valori botanici e architettonici e le peculiarità storiche.
Deve essere facilitato e reso possibile al pubblico, come per le altre forme d'arte, la comprensione delle particolarità
di questo patrimonio paesistico e ambientale, la rilettura anche per gli spazi aperti, dell',evolvere della cultura, e in particolare
il mutare del rapporto tra uomo e natura: il dominio della natura del mondo rinascimentale, la scoperta dei valori della natura del
periodo illuminista, l'espressività pittorica del periodo romantico.
Ma perchè tutto ciò avvenga occorre che maturi nuovamente una coscienza dell'arte del creare gli spazi verdi,
come necessaria integrazione degli ambienti di vita umana, occorre che si riaffermi la professionalità del progettista del
giardino e del paesaggio, del giardino come opera d&à39;arte e non solo come spazio, funzionale alla moderna vita urbana.
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