Intestazione Pegliflora

Anno Sociale 2009 – 2010


Gita Sociale a Casale Monferrato
11 aprile 2010



Stemma Casale

Stemma di Casale Monferrato



Come è solito fare, il nostro Segretario Nello Mina ha preparato con cura la gita a Casale Monferrato e, con l'attenzione ai dettagli che qualifica il lavoro della persona colta, ci ha fornito una interessante documentazione relativa al nome stesso della nostra meta.

Ipotesi storiche sul nome "Monferrato"

"Monferrato: cotesto vocabolo seguitando le conquiste dei ferrati Marchesi come l'ombra dal corpo, abbandonò per sempre il fertile colle traspadano per rimanere titolo di signoria alle terre tra il Tanaro ed il Po ed essere gridato sui campi di battaglia in Oriente, sempre, o nella vittoria o nella sconfitta, onorato."

Giosuè Carducci

Sull'etimologia del nome "Monferrato" si sono sbizzarriti storici e cronisti di tutti i tempi, dall'Alghisi a Galeotto del Carretto, dal Corio al De Conti.
Per verità storica tutti questi studiosi cercarono di intuire e di indovinare, ma nessuno portò dati probanti e sicuri.

Alcuni vollero legare il nome alla storia romana, altri, favoleggiando, vollero scoprire l'origine in poetiche leggende.
Il più antico documento su cui leggi il nome "Monspharratus" risale ai primi del 700 d.C. e si riferisce a donazioni del re Liutprando al Monastero di S. Pietro in Ciel d'Oro di Pavia: donazioni "qua edu Mons pharratus deturent".
Tale nome è quindi storicamente anteriore di due secoli a quello di Casale S. Evasio, per la prima volta nominato in un documento del 988. Esisteva prima di allora tale nome come titolo della nostra regione? Non risulta vi siano documenti che lo possono comprovare; ci limiteremo pertanto a citare le asserzioni degli studiosi lasciando al lettore la libertà di scegliere la versione che più gli è gradita.

  1. Alcuni studiosi, tra cui Ludovico della Chiesa, riferiscono che l'imperatore Nerva avesse istituito una legione detta "Ferrata" con l'ordine di presidiare le nostre terre. Il nome Monferrato sarebbe quindi legato al nome di detta legione.
    È questa una fragile ipotesi facilmente contestabile sotto il profilo storico. È infatti stabilito che la legione "Ferrea" o "Ferrata" ebbe stanza in Galilea ed in Gerusalemme. Pur ammettendo per assurda ipotesi che un'altra legione "Ferrea" fosse di stanza nei nostri colli difficilmente avrebbe dato il nome alla regione ma sarebbe bensì avvenuto il contrario.
  2. Altri autori, fra cui l'Alghisi, vorrebbero anch'essi far risalire il nome all'occupazione romana ma con un'altra interpretazione. I Romani, nelle loro invasioni, incontrarono nei nostri colli abitanti feroci, in perenne lotta fra di loro ed armati di ferro. Diedero così a questa provincia il nome di Monferrato.
  3. Vi è chi favoleggia attribuendo l'origine del nome ad un leggendario ferraiolo che pare tenesse bottega nei pressi di Monte Credone (Crea). Questo artigiano aveva acquistato fama nell'arte di battere il ferro — arte diffusa e necessaria in epoca di guerre e contrasti.
  4. Altra ancora, un po' villereccia — per parafrasare il Carducci — è quella del "mun–frà" che si riferisce alla fantomatica cavalcata di Aleramo. Si dice che il baldo cavaliere, nella foga della sua corsa attraverso le nostre terre avesse preso un mattone — in mancanza di altri mezzi idonei — per ferrare il suo cavallo.
  5. Altra leggenda è quella del "Mons–fert–Atom" (il monte che porta il sole).
  6. Chi porta suggestive argomentazioni è Galeotto del Carretto nelle sue "Cronache del Monferrato". In polemica con altri autori esclude l'origine romana del nome "Monferrato". Non risulta infatti che gli storici Strabone, Tito Livio, Tacito, abbiano mai usato il nome "Monferrato" nelle loro storie, ma abbiano sempre parlato di Liguria: ed in Liguria collocano Alba Pompeia, Hasta, ecc. Il Galeotto contesta ad altri che il termine "ferraturn" derivi dalla presenza di miniere di ferro. Egli afferma che il nome Monferrato è la traduzione integrale del nome della città d'origine dei Marchesi del Monferrato, situata in Sassonia: si tratta di Aysemberg che tradotto in italiano significa "Monte di Ferro". Lo storico cita inoltre documenti in cui si parla di "Marchiones de Monferrato" e non "Montisferrati" insistendo sul "de" che significherebbe essere i Marchesi non del Monferrato, ma provenienti dal "Monferrato" e cioè, da Aysemberg, città tedesca. Galeotto del Carretto porta altri argomenti per sostenere la sua tesi riferendo che gli stemmi e le armi dei conti di Aysemberg, in cui domina il bianco e il rosso sono identici a quelli dei Marchesi del Monferrato.
  7. La tesi di Galeotto è male accetta dai monferrini che preferiscono la versione di Vincenzo de Conti il quale nel descrivere la nostra terra dice: "essere Casale in una situazione di assai pregio per l'amenità e la salubrità dell'aria e felice si può chiamare per l'abbondanza di ogni bene di natura necessario al vitto umano donde pare sia derivato a questo paese il nome di Monferrato quale Monte Ferace".

E noi pensiamo che questa sia la versione più opportuna anche se per mille anni la cerva sitibonda (simbolo del Marchesato) ha percorso le colline arse dalle infuocate estati in cerca di un fiume perenne: l'Eridano.


La permanenza a Casale si è sviluppata in tre momenti fondamentali: Si è presa cura di noi, duranta tutta la giornata, la gentile Avvocato Tiziana Rota, nipote di Luigina e Nello, alla quale esprimiamo la nostra riconoscenza per la sua affettuosa disponibilità.


La Sinagoga di Casale


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La Sinagoga di Casale, un vero scrigno d'arte, compie 400 anni.

La Comunità Ebraica di Casale, una delle più importanti del Piemonte, nel 1595, grazie al permesso del duca Guglielmo di Gonzaga, potè costruire il proprio Tempio, in vicolo Olper, proprio nel centro della capitale del Marchesato del Monferrato

All'esterno l'edificio è molto semplice. ma superato il portone, si scopre uno scrigno prezioso con decorazioni lignee e stucchi in gesso, scitte dorate e dipinti.
Ancora più ricco si presenta il Museo di Arte e AStoria Antica Ebraica. Ospitato nel matroneo della Sinagoga è una delle raccolte più complete al mondo. Fra gli arredi e gli oggetti sacri esposti ci sono numerosi rimonin e atart (i terminali e le corone per i rotoli della Legge) cesellati in filigrana d'argento o sbalzati, e molti importanti manoscritti e testi religiosi dell' antica comunità israelitica casalese.




Foto della visita alla Sinagoga




La Taverna Paradiso


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Menu

Antipasti

Carne cruda battuta a coltello
Flan di verdure con fonduta di toma piemontese
Sformato di Carciofi con bagna cauda
Insalata russa
Vitello tonnato


Primi

Agnolotto alla monferrina
Gnocchetti al Castelmagno


Secondi

Stracotto di manzo brasato al barbera

Dessert

Selezione della casa

Vino, acqua, caffè



Giudizio: eccellente!!!



Foto alla Taverna Paradiso




Passeggiata in città




Castello Casale

Il castello di Casale




Il Duomo di Sant'Evasio


Il Duomo di Sant'Evasio è il più antico monumento di Casale Monferrato e una delle più importanti cattedrali in stile romanico–lombardo del Piemonte.
Dedicato ai Santi Evasio, Proietto, Natale e San Lorenzo, fu consacrato nel 1107.



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Palazzo Gozzani di Treville



foto Attraversata Via Stefano Guazzo (al cui limite sinistro si nota una casa ricostruita in stile tardo–gotico: solo le colonne del porticato d'ingresso sono d'epoca), raggiungiamo il palazzo più grandioso e bello di Casale, ossia quello dei Marchesi Gozzani di Treville, ora sede della Pinacoteca Civica e dell'Accademia Filarmonica (al piano terreno e al primo piano, rispettivamente).

Esso è per la maggior parte opera dell'Architetto Giovanni Battista Scapitta che lo edificò tra il 1710 e il 1714, lasciando poi la prosecuzione dei lavori al nipote Vincenzo.

Il contrasto stilistico tra il "barocchetto" (caratteristico di S. Caterina) ed il neo–classicismo riesce evidente raffrontando l'angolo sinistro del palazzo con le finestre scapittiane elegantemente decorate a stucco e tutta la facciata che fu rifatta e ampliata dal vicentino Bertozzi-Scamozzi nel 1780, che seppe armonizzare mirabilmente i due stili, lasciando intatti l'atrio, lo scalone, la galleria, il cortile e gli appartamenti superiori dell'ammirevole palazzo, sorto su un gruppo di costruzioni medievali.

foto Il colpo d'occhio è magnifico, entrando nel portico e notando l'ampio atrio mosso da archi leggeri basati su esili colonne che sfocia nel cortile tutto ondulato da terrazzi e balaustrini alle pareti, rotte da nicchie e statue.
Ma l'effetto prospettico si accresce per poco che si notino, all'ingresso come nel cortile, gli ormai fiochi affreschi raffiguranti scalee, atrii e gallerie, mentre una rete di stucchi invade atrio e cortile.

foto Lo scalone a due rampe ha una volta altissima affrescata nella parte centrale da Pier Francesco Guala in una vertiginosa prospettiva quadraturistica intonatissima al palazzo; la grande sala d'ingresso fu dipinta nella volta dal ligure Ratti in collaborazione col prospettico piacentino Natali e dal bolognese Giovanni Antonio Bettini, che eseguì i tre grandi affreschi con architetture che si scorgono nelle pareti.

Le altre rappresentazioni allegoriche rinvenibili nei saloni interni sono opera del tiepolesco Francesco Lorenzi che collaborò col conterraneo Bertotti–Scamozzi durante l'ampliamento del palazzo.

Da notare ancora i bellissimi stucchi che ornano alcune sale così come la scaletta con nicchia a conchiglia che si apre sul primo ripiano dello scalone.

Il palazzo è caratterizzato da una facciata curvilinea che segue il corso della strada; ma la disposizione delle sale superiori è posta in prospettiva di fuga perfetta. Al piano terreno, sotto l'atrio, sulla sinistra è situata la Pinacoteca Civica, sorta nel 196x per iniziativa del Rotary Club cittadino.


Foto della passeggiata


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