"Monferrato: cotesto vocabolo seguitando le conquiste dei ferrati Marchesi come l'ombra dal corpo, abbandonò per sempre il fertile colle traspadano per rimanere titolo di signoria alle terre tra il Tanaro ed il Po ed essere gridato sui campi di battaglia in Oriente, sempre, o nella vittoria o nella sconfitta, onorato."
Sull'etimologia del nome "Monferrato" si sono sbizzarriti storici e cronisti di tutti i tempi,
dall'Alghisi a Galeotto del Carretto, dal Corio al De Conti.
Per verità storica tutti questi studiosi cercarono di intuire e di indovinare, ma nessuno portò dati
probanti e sicuri.
Alcuni vollero legare il nome alla storia romana, altri, favoleggiando, vollero scoprire l'origine in poetiche
leggende.
Il più antico documento su cui leggi il nome "Monspharratus" risale ai primi del 700 d.C. e si
riferisce a donazioni del re Liutprando al Monastero di S. Pietro in Ciel d'Oro di Pavia: donazioni "qua edu
Mons pharratus deturent".
Tale nome è quindi storicamente anteriore di due secoli a quello di Casale S. Evasio, per la prima volta
nominato in un documento del 988. Esisteva prima di allora tale nome come titolo della nostra regione? Non risulta vi
siano documenti che lo possono comprovare; ci limiteremo pertanto a citare le asserzioni degli studiosi lasciando al
lettore la libertà di scegliere la versione che più gli è gradita.
E noi pensiamo che questa sia la versione più opportuna anche se per mille anni la cerva sitibonda (simbolo del Marchesato) ha percorso le colline arse dalle infuocate estati in cerca di un fiume perenne: l'Eridano.
La Sinagoga di Casale, un vero scrigno d'arte, compie 400 anni.
La Comunità Ebraica di Casale, una delle più importanti del Piemonte, nel 1595, grazie al permesso del duca Guglielmo di Gonzaga, potè costruire il proprio Tempio, in vicolo Olper, proprio nel centro della capitale del Marchesato del Monferrato
All'esterno l'edificio è molto semplice. ma superato il portone, si scopre uno scrigno prezioso con
decorazioni lignee e stucchi in gesso, scitte dorate e dipinti.
Ancora più ricco si presenta il Museo di Arte e AStoria Antica Ebraica. Ospitato nel matroneo della Sinagoga
è una delle raccolte più complete al mondo. Fra gli arredi e gli oggetti sacri esposti ci sono numerosi
rimonin e atart (i terminali e le corone per
i rotoli della Legge) cesellati in filigrana d'argento o sbalzati, e molti importanti manoscritti e testi religiosi dell'
antica comunità israelitica casalese.
Il Duomo di Sant'Evasio è il più antico monumento di Casale Monferrato e una delle più
importanti cattedrali in stile romanico–lombardo del Piemonte.
Dedicato ai Santi Evasio, Proietto, Natale e San Lorenzo, fu consacrato nel 1107.
Attraversata Via Stefano Guazzo (al cui limite sinistro si nota una casa ricostruita in stile tardo–gotico: solo le colonne del porticato d'ingresso sono d'epoca), raggiungiamo il palazzo più grandioso e bello di Casale, ossia quello dei Marchesi Gozzani di Treville, ora sede della Pinacoteca Civica e dell'Accademia Filarmonica (al piano terreno e al primo piano, rispettivamente).
Esso è per la maggior parte opera dell'Architetto Giovanni Battista Scapitta che lo edificò tra il 1710 e il 1714, lasciando poi la prosecuzione dei lavori al nipote Vincenzo.
Il contrasto stilistico tra il "barocchetto" (caratteristico di S. Caterina) ed il neo–classicismo riesce evidente raffrontando l'angolo sinistro del palazzo con le finestre scapittiane elegantemente decorate a stucco e tutta la facciata che fu rifatta e ampliata dal vicentino Bertozzi-Scamozzi nel 1780, che seppe armonizzare mirabilmente i due stili, lasciando intatti l'atrio, lo scalone, la galleria, il cortile e gli appartamenti superiori dell'ammirevole palazzo, sorto su un gruppo di costruzioni medievali.
Il colpo d'occhio è magnifico, entrando nel portico e notando l'ampio atrio mosso da archi leggeri
basati su esili colonne che sfocia nel cortile tutto ondulato da terrazzi e balaustrini alle pareti, rotte da nicchie e statue.
Ma l'effetto prospettico si accresce per poco che si notino, all'ingresso come nel cortile, gli ormai fiochi
affreschi raffiguranti scalee, atrii e gallerie, mentre una rete di stucchi invade atrio e cortile.
Lo scalone a due rampe ha una volta altissima affrescata nella parte centrale da Pier Francesco Guala in una vertiginosa prospettiva quadraturistica intonatissima al palazzo; la grande sala d'ingresso fu dipinta nella volta dal ligure Ratti in collaborazione col prospettico piacentino Natali e dal bolognese Giovanni Antonio Bettini, che eseguì i tre grandi affreschi con architetture che si scorgono nelle pareti.
Le altre rappresentazioni allegoriche rinvenibili nei saloni interni sono opera del tiepolesco Francesco Lorenzi che collaborò col conterraneo Bertotti–Scamozzi durante l'ampliamento del palazzo.
Da notare ancora i bellissimi stucchi che ornano alcune sale così come la scaletta con nicchia a conchiglia che si apre sul primo ripiano dello scalone.
Il palazzo è caratterizzato da una facciata curvilinea che segue il corso della strada; ma la disposizione delle
sale superiori è posta in prospettiva di fuga perfetta. Al piano terreno, sotto l'atrio, sulla sinistra è
situata la Pinacoteca Civica, sorta nel 196x per iniziativa del Rotary Club cittadino.
Foto della passeggiata